gioielli

“Nei gioielli minimali di Nadia Nava troviamo intelligenza e sintesi poetica. Sono gioielli concettuali perché sono gioielli tipografici e la tipografia si dedica al piacere dell’occhio, ma soprattutto al senso di ciò che essa rende manifesto. Sono piccoli gioielli neri. Emarginata nel bianco della biancheria domestica di cui ha tradizionalmente la cura, la donna ha una segreta predilezione per il nero. Tanto per fare un esempio ricordiamo i grandi opachi assemblages neri di Louise Nevelson. Questa inclinazione della psiche femminile ha radici antropologiche. Lo insegna la tradizione sacra con le sue madonne nere sparse in tutto il mondo. Nei gioielli tipografici l’offerta della punteggiatura viene rivolta al corpo stesso, e più precisamente al corpo femminile, visto che è la donna a portare i gioielli. Questi gioielli sono body art. La figura femminile diviene la pagina di un romanzo. Il volto viene “citato” ossia trasferito sul piano linguistico, dal suo inserimento tra virgolette-orecchini. Quel quiz che è la donna si manifesta con un punto interrogativo appuntato sul petto.
Il punto e virgola si suddivide tra le due orecchie o, di nuovo campito sul petto, divide in due zone semantiche il racconto corporale.”

Mirella Bentivoglio


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